L'imprinting del gusto

L'imprinting del gusto

Jan 25, 2025Lorenzo Facchetti

Adoro i ravioli! Mi piacciono davvero di tutti i tipi e con tutti i condimenti, non riesco proprio a resistere. Inutile chiedersi da dove venga questo amore totale e incondizionato, lo so già. Ero bambino e mio padre ci portava la domenica in una trattoria di campagna a Torlino, nel cremasco. Era bellissimo, eravamo sempre una bella tavolata allegra, con i miei cugini e gli zii; noi uscivamo a giocare al calciobalilla e a sentire il juke-box (e già impazzava il juke-box nei primi anni Settanta) e rientravamo al richiamo per ogni nuova portata. Naturalmente, la più desiderata era una gigantesca "cofana" di fumanti tortelli cremaschi.

Pensateci anche voi: probabilmente il vostro piatto preferito, che sia di pasta, carne o verdure, ha relazione con la vostra infanzia, è legato a momenti sereni e sa di famiglia, di protezione, di affetti.

Ricordate la scena finale del film della Disney Ratatouille? L'arcigno e antipatico critico gastronomico si commuove alle lacrime davanti a un minestrone fumante che lo riporta alla sua infanzia, alla mamma e alle sue coccole protettive. L'Italia è considerato il paese "gourmand" per eccellenza: ad ogni singolo piatto o prodotto alimentare ci sono decine di ricette e migliaia di varianti casalinghe; questo perché la nostra società si fonda sul senso conviviale della famiglia. Le pietanze ci confortano e ci raccontano di pranzi domenicali e di nonne e mamme dedicate ai fornelli per ore, non per realizzare la ricetta del grande chef che stupisca, ma piatti fatti con l'amore come ingrediente fondamentale. Al ricordo di quell'amore ci riporta il nostro cibo preferito.

La società odierna corre velocemente e noi con essa; non si ha mai tempo da dedicare ai fornelli. Il nostro tempo libero, e ne abbiamo certamente più dei nostri nonni, lo usiamo in modo diverso dal loro. I pranzi domenicali diventano gite fuori porta e i pasti sono consumati velocemente in posti occasionali.

Ma resta un vuoto, certamente in ognuno di noi, un disagio interiore e un senso di insoddisfazione. Ne sono certo. Ne sa qualcosa la comunicazione delle grandi industrie alimentari, che ci propone colazioni nel mulino o formaggi freschi che riposano sotto morbidi teli. Tutti noi sappiamo che tutto ciò è fasullo, ma conforta il bambino che è in noi.

Quale sarà l'evoluzione futura del gusto dei nostri figli, abituati a cibi perlopiù di massa, bellissimi da vedersi ma decisamente omologati? Che ne sarà del loro ricordo affettivo-gustativo se legato a pranzi con i genitori passati nei fast food? Per loro sarà quella e quella sola la qualità che riconosceranno.

Come cercare di recuperare il significato del gusto e della relativa qualità? E che significato avrà allora parlare del tanto sbandierato Made in Italy e della sua ricchezza di varietà?

Per citare un celebre spot con Renzo Arbore, a questo punto dovremmo dire a noi tutti: "Meditate, gente, meditate!"

Eppure una strada diversa, in controtendenza, esiste!  ma ne riparleremo alla prossima occasione!

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